PROGETTARE E DONARE PER NON MORIRE
Achille Baratta
Che strana cosa per
noi siciliani, vivere, amare, capirsi stiamo uno accanto all’altro come
elementi singoli presi dall’arroganza del nostro IO e dimentichiamo che le
battaglie si vincono in cordata.
Nel campo della
progettazione e della stessa informazione siamo presi dalla forza tentatrice
del cemento armato e dai grattacieli dimenticando che fare architettura è tutta
altra cosa.
Sono sopraffatto dalla
gioia, un sindaco con la S Maiuscola, il dott. Sebastiano Marzullo, l’ing.
Maria Scalisi e l’ing. Giuseppe Messina hanno accolto il mio messaggio d’amore
e di rappresentazione di un arredo urbano nato per gioco.
Non è forse il gioco
il più veritiero messaggio di gioia. È la gioia che è il vero messaggio per
ricordare il nostro vissuto per credere in ciò che sappiamo, immaginiamo,
sogniamo e viviamo nella realtà, in modo di assumere alla felicità di
setacciare tutte le cose nuove che affluiscono verso di noi. In mezzo a questi
rumori di fondo, restano nella nebbia è non progrediamo mai, non cambieremo
mai.
Resteremo inchiodati
per sempre al nostro passato di elemosinieri, conosco professionisti
dell’architettura e del paesaggio che ancora oggi si ostinano progettando le
stesse cose che progettavano e insegnavano vent’anni fa, esattamente nello stesso
modo.
Guardando le mie opere
una ragazza mi ha consegnato una poesia e mi ha autorizzato a farla conoscere e
io lo faccio perché spiega tante cose nel nostro eterno rinviare, lei desidera
conservare l’anonimato
Ricorda le cose che non ho mai fatto
Si lo so non le puoi ricordare perché
non sono esistite.
Io amo l’esistente, i tuoi colori,
le tue immagini, le tue sculture
ma non so perché sono diventate parte
di me,
ora ti chiedo regalale, spargile,
diffondile
saranno un messaggio all’amore
un segno che anche senza soldi
nel riuso come le cose
vecchie tornano a vivere
e a sperare come segno del nostro
essere
che vuole talmente dare.
Io certamente non
penso che l’essenziale sia il mio corpo, la mia esistenza, non penso che la mia
istruzione sia l’essenziale, non credo che l’essenziale per me sia la mia casa,
la mia macchina e il mio vestito.
Allora la ragazza
dagli occhi blu mi chiese qual è l’essenziale per te? E io risposi senza
pensare sussurrando quasi fossi in confessione: io credo che l’essenziale sia
vivere e abbracciare la vita, ora, e in qualsiasi luogo. Le stringo le braccia,
l’accarezzo, la bacio, dimentico il passato a viso solo ad esclusivamente il
presente. Dimentico quelli che mi hanno ostacolato per invidia, non voglio
passare quel poco di tempo che mi resta a pensare al niente, la mia mente torna ai miei
progetti ed ogni giorni li modifico, perché il progetto senza progetti e il
vuoto o il bianco e nero da cui noi dobbiamo aborrire.
Non si può fare
architettura senza saper dire “ va bene cosi”, “anche loro sono esseri umani”,
abbracciatemi, baciatemi, stringetemi la mano siete voi la mia forza interiore.
Nikos Kazantsakis
afferma: “Avete il pennello, avete i colori, dipingete voi il paradiso e poi
entrateci”, fatelo!
Prendete l’arancione,
il rosso, il magenta, l’azzurro e il porpora… e il verde, e il giallo e
dipingete i vostri alberi, le vostre pietre e fate del vostro paese il
paradiso.
Dipingete il paradiso
e fatelo subito, i paradisi terrestri li fanno gli uomini speciali e quelli
normali verranno a pregare perché la bellezza è di Dio, la sua
rappresentazione.
Io penso che sia
catastrofico desiderare la speranza al di fuori di noi stessi, fuori dai nostri
casolari, lontano dai nostri focolari, fuori dalla natura e degli stessi alberi
secolari che ci contornano da sempre tanto da sembrarci quasi invisibili.
E chi non sa
progettare la speranza è un ciarlatano, è un venditore di fumo, e non merita
alcuna ricompensa, a lui occorre invece chiedere l’onere del danno, per non
aver vissuto nel collettivo quell’amore indispensabile di una crescita civile
di un Paese.
Non ti fermare a
guardare il nuovo ma contemplalo fino a farlo diventare tuo, se cosi farai il
sentimento del bello o del brutto sarà sentimento del bello e del brutto, sarà
tuo, e lo difenderai con orgoglio come aspetto della nostra terra che è la vera
meraviglia della vita e tutti verranno a trovarti, insieme potrete brindare
all’amicizia che è cosa essenziale e invisibile all’occhio della convinzione
che con l’arte si è unici e quindi si vince. Io ottantenne concludo dicendo: “Se potessi rivivere la mia vita, la
prossima volta cercherei di commettere più errori, non cercherei di essere
tanto perfetto”.
Dimentichiamo il
feticcio della perfezione e lui probabilmente quel grande nemico che non ci
permette di fare progetti nuovi con la convinzione di essere pienamente umani.
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