mercoledì 30 settembre 2015

PROGETTARE E DONARE PER NON MORIRE Achille Baratta

PROGETTARE E DONARE PER NON MORIRE
Achille Baratta

Che strana cosa per noi siciliani, vivere, amare, capirsi stiamo uno accanto all’altro come elementi singoli presi dall’arroganza del nostro IO e dimentichiamo che le battaglie si vincono in cordata.
Nel campo della progettazione e della stessa informazione siamo presi dalla forza tentatrice del cemento armato e dai grattacieli dimenticando che fare architettura è tutta altra cosa.
Sono sopraffatto dalla gioia, un sindaco con la S Maiuscola, il dott. Sebastiano Marzullo, l’ing. Maria Scalisi e l’ing. Giuseppe Messina hanno accolto il mio messaggio d’amore e di rappresentazione di un arredo urbano nato per gioco.
Non è forse il gioco il più veritiero messaggio di gioia. È la gioia che è il vero messaggio per ricordare il nostro vissuto per credere in ciò che sappiamo, immaginiamo, sogniamo e viviamo nella realtà, in modo di assumere alla felicità di setacciare tutte le cose nuove che affluiscono verso di noi. In mezzo a questi rumori di fondo, restano nella nebbia è non progrediamo mai, non cambieremo mai.
Resteremo inchiodati per sempre al nostro passato di elemosinieri, conosco professionisti dell’architettura e del paesaggio che ancora oggi si ostinano progettando le stesse cose che progettavano e insegnavano vent’anni fa, esattamente nello stesso modo.
Guardando le mie opere una ragazza mi ha consegnato una poesia e mi ha autorizzato a farla conoscere e io lo faccio perché spiega tante cose nel nostro eterno rinviare, lei desidera conservare l’anonimato
Ricorda le cose che non ho mai fatto
Si lo so non le puoi ricordare perché non sono esistite.
Io amo l’esistente, i tuoi colori,
le tue immagini, le tue sculture
ma non so perché sono diventate parte di me,
ora ti chiedo regalale, spargile, diffondile
saranno un messaggio all’amore
un segno che anche senza soldi
nel riuso come le cose
vecchie tornano a vivere
e a sperare come segno del nostro essere
che vuole talmente dare.

Io certamente non penso che l’essenziale sia il mio corpo, la mia esistenza, non penso che la mia istruzione sia l’essenziale, non credo che l’essenziale per me sia la mia casa, la mia macchina e il mio vestito.
Allora la ragazza dagli occhi blu mi chiese qual è l’essenziale per te? E io risposi senza pensare sussurrando quasi fossi in confessione: io credo che l’essenziale sia vivere e abbracciare la vita, ora, e in qualsiasi luogo. Le stringo le braccia, l’accarezzo, la bacio, dimentico il passato a viso solo ad esclusivamente il presente. Dimentico quelli che mi hanno ostacolato per invidia, non voglio passare quel poco di tempo che mi resta a pensare  al niente, la mia mente torna ai miei progetti ed ogni giorni li modifico, perché il progetto senza progetti e il vuoto o il bianco e nero da cui noi dobbiamo aborrire.
Non si può fare architettura senza saper dire “ va bene cosi”, “anche loro sono esseri umani”, abbracciatemi, baciatemi, stringetemi la mano siete voi la mia forza interiore.
Nikos Kazantsakis afferma: “Avete il pennello, avete i colori, dipingete voi il paradiso e poi entrateci”, fatelo!
Prendete l’arancione, il rosso, il magenta, l’azzurro e il porpora… e il verde, e il giallo e dipingete i vostri alberi, le vostre pietre e fate del vostro paese il paradiso.
Dipingete il paradiso e fatelo subito, i paradisi terrestri li fanno gli uomini speciali e quelli normali verranno a pregare perché la bellezza è di Dio, la sua rappresentazione.
Io penso che sia catastrofico desiderare la speranza al di fuori di noi stessi, fuori dai nostri casolari, lontano dai nostri focolari, fuori dalla natura e degli stessi alberi secolari che ci contornano da sempre tanto da sembrarci quasi invisibili.
E chi non sa progettare la speranza è un ciarlatano, è un venditore di fumo, e non merita alcuna ricompensa, a lui occorre invece chiedere l’onere del danno, per non aver vissuto nel collettivo quell’amore indispensabile di una crescita civile di un Paese.
Non ti fermare a guardare il nuovo ma contemplalo fino a farlo diventare tuo, se cosi farai il sentimento del bello o del brutto sarà sentimento del bello e del brutto, sarà tuo, e lo difenderai con orgoglio come aspetto della nostra terra che è la vera meraviglia della vita e tutti verranno a trovarti, insieme potrete brindare all’amicizia che è cosa essenziale e invisibile all’occhio della convinzione che con l’arte si è unici e quindi si vince. Io ottantenne concludo dicendo: “Se potessi rivivere la mia vita, la prossima volta cercherei di commettere più errori, non cercherei di essere tanto perfetto”.

Dimentichiamo il feticcio della perfezione e lui probabilmente quel grande nemico che non ci permette di fare progetti nuovi con la convinzione di essere pienamente umani.


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